15 settembre 2006

Italia vs. Francia

Ho spesso in mente alcune considerazioni su questi due grandi paesi, vicini e lontani.

Jean Cocteau disse che i francesi sono degli italiani tristi.

Indubbiamente noi ridiamo, anche amaramente, di noi stessi e se facciamo le cose giuste agiamo con "sprezzatura". A tal proposito ricordate il Castiglione,

e, per dir forse una nova parola, usar in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l’arte e dimostri ciò che si fa e dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi,

Libro del Cortegiano (I 26).


Loro al contrario si lodano dei successi a dismisura e non accettano critiche.

Credo che con lo scarso pragmatismo latino-cattolico facciamo tutti molta fatica a risolvere i problemi per quello che sono e comportano, più che per quello che possono significare.

Quindi la tendenza è di pensare 100 volte a 10 problemi e di tentare la risoluzione di 1 solo, da entrambi i lati delle Alpi. Come se non si volesse cambiare nulla "cambiare tutto per non cambiare niente". Mi riferisco alla lentezza con cui si mette mano a riforme necessarie o a come certa gente reagisca al minimo soffio di vento. Il Time a proposito delle proteste di Marzo per il contratto di primo impiego (CPE), mise in copertina una lumaca rossa-bianca-blu. Lo stesso si potrebbe dire per bandire il fumo: se nessuno di decide si continuerà (si sarebbe continuato per quanto ci riguarda) a fumare ovunque.
I paesi piccoli non hanno grandi difficoltà a organizzarsi, si pensi ai paesi del Nord Europa; i grandi paesi hanno molta burocrazia, un'opinione pubblica poco gestibile e riottosa, sicché quello che è il bene comune viene sopraffatto da logiche corporative e nimby (not in my backyard): non si pensa al futuro remoto, ma a portare a casa i voti dell'elezione successiva.
Io penso al mio futuro e mi scoccia che altri per il loro interesse non badino al mio, mi riferisco a R&D, pensioni, ecc...

Ma ritorniamo al tema del post; noi italiani ci sentiamo piccoli e quindi andiamo a gurdare ciò che gli altri fanno, amiamo l'esotico, conoscere una cosa strana di un altro Paese o capire un messaggio pubblicitario in Inglese ci fa sentire "cool", conoscere le canzoni dell'Appennino Bolognese non tanto. E così qualsiasi parola che non conosciamo diventa inglese. Meglio quando mia nonna diceva Tiròn Pover e Burt Lancastrà (Tyron Power e Burt Lancaster) piuttosto che giunior (per iunior) e profìterol (che è francese e quindi tronco, accento in fondo).
In Francia, al contrario, si traduce o gallicizza ogni nome, parola, termine specialistico: coussin gonflable (air bag) o couches minces (film sottili) insieme con le storpiature dei nomi che sono pessime, Rayleigh non può diventare Rélè...
Però mistero, mistero, mistero, esistono termini intradotti (corner, penalty, football, shampooing, parking...).
Credono ancora nella logica del Grande Paese, che può fare di testa propria in ogni situazione. Però non si può negare che non vedono l'ora di scaricare Chirac, che è una vera mummia che rappresenta il vecchio più vecchio, le epoche in cui l'Europa presentava una certa forza e vitalità, che va ritrovata.
Infine mai toccare la cucina francese, perché non ne esiste di migliore, specialmente perché in Italia c'è del buon caffé e gelato, ma tutta quella pasta e poi ogni posto ha i suoi prodotti, che fastidio...
Per oggi vi ho già annoiato troppo...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Personalmente approvo del tutto la similarità tra l'inerzia italiana e francese. Tu racconti infatti, col CPE, una situazione del tutto simile all'ultimo referendum costituzionale italiano sulla "devoluzione" (e vai con gli inglesismi).

Anche se in verità sul CPE ne ho viste di cotte e di crude, e anche lette, tanto che mi sono fatto pure un parere contrario anch'io. Sul referendum italiano avevo diversi pareri negativi, e anche qualche positivo. Metà e metà. A quel punto ho deciso che valeva la pensa di favorire il cambiamento e ho votato "sì" (so di non attirarmi eccessive simpatie con questo outing, ma tant'è). Sono anche convinto che il motivo per cui le stesse regioni di centrodestra come la lombardia hanno votato "no" non sia stata un'opinione contraria, o non solo: rimane sullo sfondo, secondo me, la tendenza a non cambiare, quel Gattopardismo che hai citato, mai lasciare la strada vecchia per la nuova, se non c'è un immediato vantaggio diretto. Indulto = voti (e morti). Riforma sulla detenzione delle armi = voti (e morti). Devolution = ? Sicuramente molti passi sbagliati, ma qualcosa di buono c'era. Eppure nemmeno stavolta si è andati oltre, trincerati dietro la barriera della prudenza, "la Costituzione può essere cambiata e lo deve essere ma non così, non adesso". Ovvero mai. Discorso simile vale anche per la legge Bersani sui diritti corporativi.

Dicevano che il governo per far quadrare i conti avrebbe dovuto mettere le mani in tasca agli statali o ridurne il numero. Staremo a vedere. Sta di fatto che improvvisamente è saltato fuori un surplus inatteso di 1,5 Meuro, merito non certo loro. Ergo non si farà più nulla. Fattore C.

Mi scuso con chi legge se ho trasformato un commento sulle radici, le abitudini comuni e differenze di italiani e francesi in un discorsco sulle ultime vicende di politica, però se non lo scrivi in un blog, quello che ti viene in mente, dove lo scrivi?? E a questo ho pensato, quando ho letto il post di arma... ciao!

Riccardo ha detto...

No, non toccatemi la "piadeina romagnioila", non possiamo farci fregare la nostra identità! Che si mangino il loro formaggio "puz de piè", che il nnostrro peccorrinno ssardo miggliorre è, ahiò!

Anonimo ha detto...

Vuoi mettere il Puzzone di Moena??? E i caplàz?? :-D