26 febbraio 2007

Epifania di Epifani

Ieri sera il signor Fazio ha ospitato e intervistato il signor segretario della CGIL, G. Epifani.
Il tentativo era di farlo sembrare simpatico, chiaramente obiettivo impossibile, data la congenita gravità che aleggia attorno al personaggio.
Alcuni elementi mi hanno colpito:
  • L'ammissione che il sindacato difende i padri a discapito dei figli, finalmente un po' di sincerità;
  • Il professare il ruolo formativo antiterrorismo nel sindacato, che ha annoverato brigatisti fra le sue file (ma ormai sono anche in Parlamento), tacendo che senza abbandonare la violenza verbale ai limiti della calunnia fra destra e sinistra e viceversa si giustifica la lotta armata, almeno per le menti malate di chi vi aspira;
  • L'affermare che esistono ancora operai in Italia e che i giuslavoristi dovrebbero conoscerli meglio prima di formulare modelli e consulenze accademiche: che immagine strappalacrime, sul modello del "Quarto Stato" di Pelizza da Volpedo, solo io conosco operai con auto da 25k€?

Io credo semplicemente che nel mondo di oggi, dove le dinamiche sono estreme e le ingiustizie cocenti, occorra pensare alla vera equità, a premiare i meritevoli, a coinvolgere i dipendenti nelle scelte (con premi salariali sui risultati aziendali ad esempio). Se non si prova a cambiare niente e nessuno cede per il proprio orticello:

  • Si affonda tutti assieme perché solo l'adattamento ai cambiamenti può dare risultati;
  • Si generano scontri sociali fra diverse generazioni.

3 commenti:

Paolo ha detto...

Pensavo alla questione del merito. Non so a che livello tu intenda spingerla, però è chiaro che una società rigidamente meritocratica non è giusta, come non lo è una società per nulla meritocratica. Con l'esempio dell'operaio, quando uno viene assunto non gli è richiesto di far "bene" il suo lavoro, ma di "farlo" e basta. Avrà gli scatti di carriera/anzianità, magari non avrà i premi aziendali, che cmq già esistono, ma non c'è nulla di male in questo. E poi sempre di uomo si tratta, in fondo se a uno gli scappa una vite e la qualità della FIAT peggiora, capita, mica siam macchine.

Insomma, le coincidenze possono capitare e non è giusto premiare solo chi ha oltre al merito anche la coincidenza favorevole che lo fa apparire più meritevole.

Per il resto, ci saranno operai "ricchi", ma ci sono anche quelli che vivono con 1000 al mese. Cmq meglio di noi dottorandi, ma noi stiamo con la mamma, loro spesso e volentieri ci mandano avanti la famiglia. E' chiaro che un sindacato sbandiera questi ultimi. E' anche chiaro che se non si va oltre quest'apparenza si finisce nella schiera dei tifosi. Insomma dall'ex capo della CGIL non mi aspetto certo che sia poco politico.

Andrea ha detto...

Non vedo cosa ci sia di meno iniquo del merito, come qualita' media e ben assodata.
In Italia si teme il merito perche' spesso i premi vanno ai piu' anziani, prepotenti e raccomandati. Poi chi lavora negli SS.UU. non puo' parlare male della meritocrazia...

Esistono dottorandi che hanno una famiglia o la vorrebbero, ma stentano.

I sindacati sono gia' ridotti dalle loro ideologie ottocentesche a essere tifosi fuori dal mondo.

Paolo ha detto...

Che gli US siano fondati sulla meritocrazia è vero. Che sono una società infelice è pure verissimo. Nessuno bada al prossimo, tutti badano ai propri interessi e ai soldi che guadagnano. Inoltre sono così abituati a essere infelici che non riconoscono e NON VOGLIONO (!!!) gesti carini da parte degli altri. Non sanno cosa sono non sanno farli, non gli interessano.

Ovviamente la meritocrazia in sè non è l'unico motivo ma contribuisce. E io continuo a essere convinto che la meritocrazia come unico metodo di avanzamento e premio sia sbagliata.