26 gennaio 2008

Tutorato

Sono stato cooptato a svolgere esercitazioni agli di studenti di Propagazione libera, un corso di base di Elettromagnetismo applicato.

Ho fatto 50 ore, fra ripasso personale e incontri in aula.

Utile per me perché, cito Feynman

In any thinking process there are moments when everything is going good and you've got wonderful ideas. Teaching is an interruption, and so it's the greatest pain in the neck in the world. And then there are the longer period of time when not much is coming to you. You're not getting any ideas, and if you're doing nothing at all, it drives you nuts! You can't even say "I'm teaching my class."

If you're teaching a class, you can think about the elementary things that you know very well. These things are kind of fun and delightful. It doesn't do any harm to think them over again. Is there a better way to present them? The elementary things are easy to think about; if you can't think of a new thought, no harm done; what you thought about it before is good enough for the class. If you do think of something new, you're rather pleased that you have a new way of looking at it.




Insomma quest'Autunno avevo dei pensieri sui miei risultati (li ho ancora, ma meglio digeriti) e una distrazione serve, se no si continua a sbatter la testa sulle stesse cose e ci si fa male.

Comunque non era un grande impegno e non erano cose che io so benissimo, ma ho avuto dei dubbi su come proporle.

Risultato: 2 compiti, esito pessimo.
Il primo era promettente ma non troppo: un "28" qualche "25", giù fino a 3 "15", cioè la canna del gas.
Il secondo ha avuto un solo "20" e gli altri bocciati. Attenuante è il salto di un anno dal secondo al terzo, quindi minore uso alla matematica e alla fisica. Ma perbacco: sono studenti di ingegneria!

Mi chiedo: è la padella o il manico? E' questione di metodo di difficoltà o di come si propone l'insegnamento?

Ho un'idea: abbiamo perso l'abilità di astrarre, di immaginare, la multimedialità ci ha abituato a reagire a stimoli solo se forti e coinvolgenti. C'è poca determinazione all'applicarsi su ragionamenti elaborati.

C'è il bisogno di un nuovo modello?

Guardate questo tipo cosa combina a 71 anni.

Insomma la pratica dell'informatica ci ha insegnato a risolvere problemi che prima non avremmo mai avuto... E non risolvere quelli che si deve risolvere.

1 commento:

Paolo ha detto...

Come raramente mi capita, sono d'accordo su tutta la linea con te! L'insegnamento è davvero un sollievo certe volte, l'unico modo per sentirti capace di quel che fai, dal momento che sei capace, per prima cosa, di creare facce illuminate quando dici qualcosa di non banale. Per questa ragione, quest'anno, quando farò esercizi di Modelli per le reti, mi sa che gli presento un po' di cose avanzate, tra cui una pseudo-ludica: come usare la distribuzione di Poisson per prevedere le rotture dei cavi dell'elettricità :) Utile no?

Sono anche d'accordo col tuo parere sull'approccio "informatico" ai problemi: simuliamo, facciamo, brighiamo, senza risolvere prima i problemi fondamentali.

Whatever.