
Scenario augusto: Teatro Comunale.
Ospiti illustri: Richard Ernst (Premio Nobel chimica 1991), Tullio Regge (uno dei maggiori esperti di relatività generale).
Dopo il saluto di un emissario dell'Università di Bayreuth, che contribuiva all'organizzazione, parte il talk di Ernst.
Attacca con un pistolotto sul capitalismo, fonte di ingiustizia, povertà, corruzione, passa al valore del multiculturalismo, per poi denunciare la prepotenza degli USA e la supponenza del Vaticano.
Propugna una società solidale, l'unione asiatica, cita (a scopo di sminuirlo) il famoso brano di A. Smith sulla mano invisibile, per cui l'egoismo dei singoli si tramuta, nella qualità del loro operato, in beneficio per la comunità.
Commento del Rettore: "...questo intervento assai provocatorio mi fa pensare come sia bello poter dire di non essere d'accordo..." e poi "...io studio Smith e dò molto peso al ruolo e al contributo della cooperazione fra individui...".
Commento mio: se avessero chiamato Jovanotti o Manu Chao, avremmo ascoltato le stesse banalità senza "...vi intent to impruf...", dell'emerito dell'ETH.
Non nego che il mercato aumenti il divario fra ricchi e poveri, ma è falso che la ricchezza si debba innanzitutto distribuire: prima occorre crearla e gratificare chi la crea secondo il suo merito.
Certo che gli stipendi di molti chief executive officer, sono vergognosi: sarebbe bello come diceva Herr Ernst obbligarli a devolverli in opere di bene.
Meno male che Regge, denunciando come sempre i pregiudizi antiscientifici sempre più diffusi mi ha consolato. Abbasso i cocomeri della politica, Verdi fuori e rossi dentro, che pensano a danneggiare il progresso per essere tutti più uniformemente poveri!
Da qui, per finire, voglio denunciare l'atteggiamento di chi cerca consenso al proprio operato scientifico cercando di illustrarne i benefici: la Scienza serve a produrre conoscenza e comprensione dei meccanismi della Natura.
Come scrive Hardy in Apologia di un Matematico, la conoscenza è un piacere intimo, non è più importante o nobile il fisiologo che inventa una cura per una malattia e non bisogna averne maggior considerazione se questi scopi umanitari sono fra i suoi obiettivi. Il suo valore è nell'arricchire la sapienza umana, nella felicità con cui segue i suoi lavori: i benefici sono impliciti alla produzione di conoscenza, prima che alle sue ricadute tecnologiche o applicative o terapeutiche. Il sapere arricchisce l'Umanità in quanto tale e la Scienza senza gioco e curiosità non esiste.
Inoltre ogni settore si appoggia su tecnologie avanzate: miope la politica che bada alla medicina, iper-tecnologica, e non ai fondamenti per nuove applicazioni terapeutiche!
Attacca con un pistolotto sul capitalismo, fonte di ingiustizia, povertà, corruzione, passa al valore del multiculturalismo, per poi denunciare la prepotenza degli USA e la supponenza del Vaticano.
Propugna una società solidale, l'unione asiatica, cita (a scopo di sminuirlo) il famoso brano di A. Smith sulla mano invisibile, per cui l'egoismo dei singoli si tramuta, nella qualità del loro operato, in beneficio per la comunità.
Commento del Rettore: "...questo intervento assai provocatorio mi fa pensare come sia bello poter dire di non essere d'accordo..." e poi "...io studio Smith e dò molto peso al ruolo e al contributo della cooperazione fra individui...".
Commento mio: se avessero chiamato Jovanotti o Manu Chao, avremmo ascoltato le stesse banalità senza "...vi intent to impruf...", dell'emerito dell'ETH.
Non nego che il mercato aumenti il divario fra ricchi e poveri, ma è falso che la ricchezza si debba innanzitutto distribuire: prima occorre crearla e gratificare chi la crea secondo il suo merito.
Certo che gli stipendi di molti chief executive officer, sono vergognosi: sarebbe bello come diceva Herr Ernst obbligarli a devolverli in opere di bene.
Meno male che Regge, denunciando come sempre i pregiudizi antiscientifici sempre più diffusi mi ha consolato. Abbasso i cocomeri della politica, Verdi fuori e rossi dentro, che pensano a danneggiare il progresso per essere tutti più uniformemente poveri!
Da qui, per finire, voglio denunciare l'atteggiamento di chi cerca consenso al proprio operato scientifico cercando di illustrarne i benefici: la Scienza serve a produrre conoscenza e comprensione dei meccanismi della Natura.
Come scrive Hardy in Apologia di un Matematico, la conoscenza è un piacere intimo, non è più importante o nobile il fisiologo che inventa una cura per una malattia e non bisogna averne maggior considerazione se questi scopi umanitari sono fra i suoi obiettivi. Il suo valore è nell'arricchire la sapienza umana, nella felicità con cui segue i suoi lavori: i benefici sono impliciti alla produzione di conoscenza, prima che alle sue ricadute tecnologiche o applicative o terapeutiche. Il sapere arricchisce l'Umanità in quanto tale e la Scienza senza gioco e curiosità non esiste.
Inoltre ogni settore si appoggia su tecnologie avanzate: miope la politica che bada alla medicina, iper-tecnologica, e non ai fondamenti per nuove applicazioni terapeutiche!